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Fourier, François-Marie-Charles.

Filosofo ed economista francese. Figlio di un ricco negoziante di stoffe, fu avviato all'attività paterna e svolse per qualche tempo tirocinio presso aziende commerciali. Questo contatto diretto coi meccanismi del mercato lo portò sempre più a convincersi delle contraddizioni del sistema capitalistico e a considerare il commercio come il primo nemico da abbattere. Si oppose soprattutto ai mali di una civiltà mercantile nella quale il vizio era più lucroso della virtù, e gli uomini necessariamente nemici l'uno dell'altro. Secondo F., le grandi radici del male vanno ricercate nella concorrenza implacabile, nell'inganno, nell'avidità e nella mancanza di umanità. I rimedi per sanare questa situazione sono l'associazione e la cooperazione che sole potranno restituire armonia alla vita umana. Affinché il lavoro diventi attraente è necessario che ogni operaio partecipi alla produzione e abbia garantito il minimo che gli consenta di vivere libero da ogni ansia. Al centro del pensiero di F. è la convinzione che la cooperazione dovrà sostituirsi alla concorrenza, tesi che suscitò notevole influenza sui suoi seguaci. Comunità impostate sui suoi principi (falansteri) sorsero tra il 1840 e il 1850 soprattutto negli Stati Uniti: nel New Jersey, nel Wisconsin, nel Massachusetts. La parte più valida del suo pensiero è però quella critica. Anche dal punto di vista marxista, infatti, viene considerata importante la critica condotta da F. al sistema capitalistico di produzione e accettata la sua affermazione della necessità di liberare l'uomo dalla coazione e dallo sfruttamento di tale sistema. Nella sua critica al sistema di produzione egli denunciava la miseria generata dalla sovrabbondanza e dimostrava come lo sviluppo dell'industria e del commercio, inasprendo la concorrenza e precipitando le crisi, finiva per aumentare e generalizzare la miseria stessa. Il disordine economico, provocato dall'irrazionalità e dall'anarchia della produzione e della circolazione della ricchezza si traduce in un enorme sperpero di forze di beni, da cui traggono vantaggio solo i parassiti tra i quali F. pone in prima fila gli speculatori e i commercianti. Imbrogliando i clienti e giocando al ribasso delle merci, commercianti e speculatori contribuiscono ad aggravare il disordine economico e le crisi. Portando alla rovina gli imprenditori più deboli, le crisi favoriscono la nascita di un nuova aristocrazia che, padrona dello Stato, esercita il proprio dominio su di una popolazione ridotta a una nuova forma di schiavitù costituita dal salario. Di conseguenza, il lavoro, ingrato e mal retribuito, anziché costituire una piacevole occupazione, diventa un peso e un castigo. Per riformare la società e porre termine a questo regime di parassitismo e di disordine, F. propone una nuova organizzazione del lavoro, basata sui falansteri in cui, attraverso l'unione del lavoro, del talento e del capitale, regnerà tra gli uomini una perfetta armonia, poiché sarà dato a ciascuno di scegliere il lavoro che meglio risponde ai suoi gusti e attitudini. Data l'importanza riservata alla proprietà privata, la dottrina di F. ha un'impronta piccolo-borghese. Tuttavia coi suoi attacchi al sistema capitalistico di cui denunciava le contraddizioni e il parassitismo sociale e con l'esaltazione della funzione dell'associazione, intesa come attività collettiva nella produzione e nella vita sociale, la dottrina di F. esercitò una profonda influenza sugli agitatori e sui teorici socialisti e comunisti del XIX sec., che ripresero e approfondirono le sue critiche alla società borghese. Opere principali: Théorie des quatre mouvements et des destinées générales (1808); Traité de l'association domestique agricole (1822); Le nouveau monde industriel et sociétaire (1829); La fausse industrie (1835-36) (Besançon 1772 - Parigi 1837).