Filosofo ed economista francese. Figlio di un ricco negoziante di stoffe, fu
avviato all'attività paterna e svolse per qualche tempo tirocinio presso
aziende commerciali. Questo contatto diretto coi meccanismi del mercato lo
portò sempre più a convincersi delle contraddizioni del sistema
capitalistico e a considerare il commercio come il primo nemico da abbattere. Si
oppose soprattutto ai mali di una civiltà mercantile nella quale il vizio
era più lucroso della virtù, e gli uomini necessariamente nemici
l'uno dell'altro. Secondo
F., le grandi radici del male vanno ricercate
nella concorrenza implacabile, nell'inganno, nell'avidità e nella
mancanza di umanità. I rimedi per sanare questa situazione sono
l'associazione e la cooperazione che sole potranno restituire armonia alla vita
umana. Affinché il lavoro diventi attraente è necessario che ogni
operaio partecipi alla produzione e abbia garantito il minimo che gli consenta
di vivere libero da ogni ansia. Al centro del pensiero di
F. è la
convinzione che la cooperazione dovrà sostituirsi alla concorrenza, tesi
che suscitò notevole influenza sui suoi seguaci. Comunità
impostate sui suoi principi (
falansteri) sorsero tra il 1840 e il 1850
soprattutto negli Stati Uniti: nel New Jersey, nel Wisconsin, nel Massachusetts.
La parte più valida del suo pensiero è però quella critica.
Anche dal punto di vista marxista, infatti, viene considerata importante la
critica condotta da
F. al sistema capitalistico di produzione e accettata
la sua affermazione della necessità di liberare l'uomo dalla coazione e
dallo sfruttamento di tale sistema. Nella sua critica al sistema di produzione
egli denunciava la miseria generata dalla sovrabbondanza e dimostrava come lo
sviluppo dell'industria e del commercio, inasprendo la concorrenza e
precipitando le crisi, finiva per aumentare e generalizzare la miseria stessa.
Il disordine economico, provocato dall'irrazionalità e dall'anarchia
della produzione e della circolazione della ricchezza si traduce in un enorme
sperpero di forze di beni, da cui traggono vantaggio solo i parassiti tra i
quali
F. pone in prima fila gli speculatori e i commercianti.
Imbrogliando i clienti e giocando al ribasso delle merci, commercianti e
speculatori contribuiscono ad aggravare il disordine economico e le crisi.
Portando alla rovina gli imprenditori più deboli, le crisi favoriscono la
nascita di un nuova aristocrazia che, padrona dello Stato, esercita il proprio
dominio su di una popolazione ridotta a una nuova forma di schiavitù
costituita dal salario. Di conseguenza, il lavoro, ingrato e mal retribuito,
anziché costituire una piacevole occupazione, diventa un peso e un
castigo. Per riformare la società e porre termine a questo regime di
parassitismo e di disordine,
F. propone una nuova organizzazione del
lavoro, basata sui
falansteri in cui, attraverso l'unione del lavoro, del
talento e del capitale, regnerà tra gli uomini una perfetta armonia,
poiché sarà dato a ciascuno di scegliere il lavoro che meglio
risponde ai suoi gusti e attitudini. Data l'importanza riservata alla
proprietà privata, la dottrina di
F. ha un'impronta
piccolo-borghese. Tuttavia coi suoi attacchi al sistema capitalistico di cui
denunciava le contraddizioni e il parassitismo sociale e con l'esaltazione della
funzione dell'associazione, intesa come attività collettiva nella
produzione e nella vita sociale, la dottrina di
F. esercitò una
profonda influenza sugli agitatori e sui teorici socialisti e comunisti del XIX
sec., che ripresero e approfondirono le sue critiche alla società
borghese. Opere principali:
Théorie des quatre mouvements et des
destinées générales (1808);
Traité de
l'association domestique agricole (1822);
Le nouveau monde industriel et
sociétaire (1829);
La fausse industrie (1835-36)
(Besançon 1772 - Parigi 1837).